Bologna – 15 maggio 2024 – “Preoccupa la carenza degli organici nel settore giustizia. Parliamo del personale dei tribunali, delle procure e dei giudici di pace, amministrativi inclusi. In Italia la scopertura di organico è del 22%. In numeri: mancano 9.739 operatori su 43.468, che rappresenta la dotazione organica complessiva indicata dallo stesso ministero. In Emilia-Romagna si contano 465 unità mancanti. Situazioni pesantissime a Piacenza, Modena e Ravenna. Pesanti scoperture di organico anche nei Tribunali di Bologna e di Forlì. E, in generale, nella distribuzione degli organici la Romagna ne esce particolarmente penalizzata, causando non pochi disagi a operatori e utenti”: a lanciare l’allarme è Tullia Bevilacqua, segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna.

Dunque, nonostante la riforma giudiziaria in corso, dobbiamo prendere atto che uno dei problemi principali della giustizia è anche la carenza degli organici. Ed è altrettanto evidente che l’ampliamento della pianta organica deve necessariamente passare per una legge nazionale di razionalizzazione di tutti gli uffici Giudiziari”: aggiunge ancora Tullia Bevilacqua.

Come sindacato più volte abbiamo sollevato la questione ‘lavoro’ e la necessità di nuove assunzioni nel ramo giustizia. Ma oggi, in particolare, vorrei portare all’attenzione dell’opinione pubblica un’altra questione. La carenza degli organici concorre negativamente ai ‘tempi lunghi ‘dei processi. In primo grado si registra una media di 675 giorni per lo smaltimento dei processi a fronte dei 237 europei. In appello il tempo è di 1.026 giorni, quasi 10 volte di più rispetto ai 177 giorni della media Ue. E in Cassazione la media è di 1.526 giorni, contro i 172 giorni dell’Ue. E in questo scenario i tempi lunghi, soprattutto nelle procedure di famiglia, danneggiano in particolare i soggetti più deboli, ovvero, per lo più le donne sole o con figli. Una situazione che è necessario correggere”: secondo il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna.

Mi riferisco alle madri che in prima istanza ricevono l’assegno per i figli e spendono quelle somme per le loro necessità, e magari si vedono costrette a restituirne all’ex marito una parte di quel denaro (a costo di indebitandosi ingiustamente) se la sentenza finale del giudizio prevede una cifra diversa. Un colpo durissimo, causata dai tempi lunghi della giustizia, soprattutto per le donne che si trovano nella condizione di non essere indipendenti economicamente. Che fare?”: si domanda Tullia Bevilacqua.

L’Avvocatura suggerisce una modifica della norma che porterebbe un sollievo alle parti più deboli a processo. Una modifica che come sindacato e come donna mi trova d’accordo. Si dovrebbe stabilire a mezzo legge che se la lungaggine della decisione è da imputarsi a ritardi dell’ufficio o dell’organo competente, la retroattività deve decorrere dalla data in cui è stata pubblicata quella determinata sentenza, senza ledere il soggetto soccombente”: propone il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna.

Un tema che solleviamo non casualmente visto che più volte l’Europa ha richiamato l’Italia ad allinearsi agli standard comunitari. Sono sicura che i nostri deputati e senatori si dimostreranno sensibili al problema. E aggiungo che si tratta di un tema che dovrebbe essere mutuato dai tanti candidati (anche nella nostra regione) al parlamento Ue nelle elezioni dell’8 e 9 giugno. Siamo fiduciosi che su queste problematiche vi siano la massima attenzione e la volontà di risolverle”: conclude il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.