Bologna – 11 luglio 2025 – In Emilia-Romagna, a fronte di poco più di 84mila controlli nel 2024 sono emersi 1648 reati ambientali, contro 40mila reati accertati e commessi dalle cosiddette eco-mafie in tutta Italia, la regione si piazza a metà di questa particolarissima classifica dell’illegalità. E il dato – si parla dell’ultimo report di Legambiente – non può essere sottovalutato.
Se ne dice convinta Tullia Bevilacqua, segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna, che evidenzia due fattori: “Il maggior numero di reati si riscontra nel ciclo del cemento, ovvero nel comparto edile e delle costruzioni che traina la nostra economia regionale. Poi, c’è la questione annosa del ciclo dei rifiuti smaltiti o occultati illegalmente, a seguire i danni alla fauna e all’ambiente e l’abusivismo, in generale, non necessariamente connesso alla criminalità organizzata. Con un doppio danno al patrimonio economico/produttivo legale e al sistema ecologico e paesaggistico in cui tutti noi viviamo”.
“Il dato che preoccupa di più, ovviamente, è la crescente pervasività delle mafie nella nostra regione e il proliferare di casi di corruzione negli appalti pubblici. Due elementi che concorrono a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica, e rappresentano una minaccia non solo per l’economia locale, ma anche per il tessuto sociale e democratico delle nostre comunità. Secondo le analisi della Dia-Direzione investigativa antimafia la ‘ndrangheta e la camorra sono le organizzazioni più presenti in regione, ma incomincia a farsi sentire il peso anche delle mafie straniere. E per capire l’entità del fenomeno basti ricordare solo una cosa: e per numero di interdittive antimafia l’Emilia-Romagna è la terza regione in ambito nazionale dopo la Campania e la Sicilia! Sempre la Dia ci ricorda che tra le organizzazioni criminali più attive, la ‘ndrangheta si è distinta anche sotto il profilo economico-finanziario movimentando ingenti volumi di denaro e nascondendo le tracce sfruttando stretti legami e intrecci con professionisti e imprenditori collusi. Dunque il problema esiste”: avverte, ancora, Tullia Bevilacqua.
Che fare, dunque?
“A nostro parere, è necessario intensificare l’attività investigativa e di controllo in questi settori, nell’ambito degli appalti rivedere il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, lo diciamo da tempo e lo ri-sollecitiamo, e inasprire – anche modificando le leggi – le pene per i responsabili dei reati ambientali e contro il patrimonio, garantire l’accesso gratuito alla giustizia e in ogni grado di giudizio anche delle organizzazioni sindacali per accedere alla costituzione di parte civile nei processi penali, senza la condizione di dover dimostrare di aver subito un danno, diretto e personale, ma in virtù del fatto che ogni sindacato rappresenta gli interessi collettivi, di categoria e dei lavoratori, proprio in quei settori danneggiati dall’azione criminale”: conclude il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.